Moez Sinaoui: “Non è un incontro arrivato per caso, a Ferrara grande accoglienza”. Tagliani: “C’è opportunità di crescita reciproca e significativa”.
(Fonte: Estense) “L’Italia è il secondo partner commerciale della Tunisia, ma anche il suo primo fornitore, e questo dà un senso al nostro incontro che non è arrivato per caso. Un anno fa sono stato a Ferrara e ho trovato una bellissima accoglienza. Questa visita ha dimostrato che c’è un potenziale di crescita enorme tra Ferrara e la sua provincia e la Tunisia, quindi siamo tornati con la nostra Camera di Commercio e un rappresentante dellla Camera di Commercio italo-tunisina”. Sono state queste le parole dell’ambasciatore tunisino in Italia Moez Sinaoui che hanno aperto giovedì mattina in Camera di Commercio una sessione di lavoro per approfondire il potenziale di scambi commerciali tra il ferrarese e la Tunisia, un Paese legato all’Italia “non solo dalla geografia, perché è un Paese vicino, del Mediterraneo, ma anche dalle tradizioni e da diversi prodotti che sono competitivi sul mercato soprattutto dal punto di vista della tecnologia agricola: abbiamo un’opportunità di crescita significativa e reciproca. Abbiamo grandi capacità di trasformazione, di innovazione e di produzione di nuove tecnologie quando il commercio vive di scambi. Per questo raccogliere le sfide del commercio internazionale è importante per noi”, per dirla con le parole del sindaco Tiziano Tagliani. E su questo Tagliani e l’ambasciatore — insieme al presidente della CamCom Paolo Govoni, al prefetto Michele Campanaro e al relatore della commissione esteri della Camera Andrea De Maria tra gli altri — hanno con tutta probabilità ragione da vendere, almeno in prospettiva: se le esportazioni verso la Tunisia rappresentano meno dell’1% del totale dell’export ferrarese il dato assoluto è comunque di quasi 5 milioni di euro nel 2018 dopo l’apice di due anni prima quando sfiorò i 13 milioni. E a fare la parte del leone, nell’unico Paese nordafricano che non ha niente da invidiare ai tempi precedenti alle primavere arabe — anzi, è riuscito a imporre le prime vere elezioni libere della storia della Tunisia, procede ancor più sospintamente verso la secolarizzazione e ha una vera democrazia quando il confronto con i suoi vicini di casa è impietoso — sono le solite categorie che animano l’economia ferrarese: la chimica, i macchinari industriali, la pesca e altre apparecchiature elettroniche in genere. L’opportunità quindi non si può scambiare per salvifica: l’economia tunisina è relativamente piccola (è la 93esima nel mondo, secondo il Fondo Monetario Internazionale, ma i tunisini sono appena 11 milioni), la disoccupazione è abbastanza alta e si aggira intorno al 15%, ma la crescita comunque non manca dagli anni ’90 (la media è del 5% per anno, realmente è un po’ meno a causa dell’aumento della popolazione superiore all’1% l’anno) grazie a politiche di liberalizzazioni costanti e ora grazie a Tunisia2020, un piano da 30 miliardi di dollari per attrarre investimenti esteri con il potenziamento delle infrastrutture. Di spazi di manovra, quindi, si può tranquillamente parlare. “Questo è il quadro generale”, ha aggiunto l’ambasciatore Sinaoui, “ma vorrei metterlo nel quadro più ampio della cooperazione politica. Tra poco più di due settimane avremo un vertice a Tunisi seguito da un incontro economico al quale parteciperà Conte con i suoi due vice più i ministri degli Esteri e della Difesa. Questo dà il segno di un impegno politico mai visto, da quando sono a Roma non ho mai visto un’aggregazione così importante che dimostra la vicinanza non solo geografica ma anche politica di ristabilire nel nostro Mediterraneo la pace voluta da tutti”. Ad ascoltarlo, nel salone d’onore dell’ente camerale, c’è una platea di un centinaio scarsi di persone tra imprenditori, rappresentanti di enti e politici che poco dopo sono stati edotti sulle produzioni del Paese da parte degli enti locali arrivati a Ferrara con il supporto dell’ambasciata.
Per leggere l’intero articolo