Il Re saudita Salman bin Abdul Aziz ha inaugurato il progetto minerario Waad Nord, che si prevede possa accrescere il PIL non petrolifero del Regno fino a 24 miliardi di Riyals (circa 6,4 miliardi dollari) ogni anno, ossia circa il 3%.
(Fonte: CNBC Arabia) Il Ministero dell’Industria e delle Risorse Minerarie ha dichiarato che il Regno investirà 85 miliardi di Riyals nel progetto: una citta di 440 chilometri quadrati di superficie per le industrie minerarie nella regione del Nord. Il Ministro dell’Energia Khalid Al Faleh ha affermato che il completamento della prima fase aumenterà la produzione di fosfati a 9 milioni di tonnellate l’anno. Questo renderà l’Arabia Saudita il secondo più grande produttore di fosfati al mondo. Al-Faleh inoltre afferma che la città mineraria creerà più di 30.000 posti di lavoro diretti e indiretti. Entro il 2020, si prevede l’entrata nel progetto di vari attori privati starnieri, che potranno usufruire di licenze più facili da ottenere. L’estrazione mineraria è essenziale per la diversificazione dell’economia e il governo mira a triplicare il contributo del settore alla produzione economica del paese entro il 2030. Le autorità saudite stimano che la regione possieda 500 milioni tonnellate di minerale fosfato, ossia circa il 7% delle riserve comprovate al mondo, per lo più in Al-Jalamed e Um-Wael, tra Arar e Tariff. Il Ministero dell’Energia stima che il valore delle risorse minerarie inutilizzate nel Regno ammonti a 5 mila miliardi Riyals (1,33 mila miliardi dollari). Gli sforzi dell’Arabia Saudita per costruire un’economia non oil includono anche lo sfruttamento di riserve minerarie di bauxite, alluminio, oro, rame e uranio.
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